La corretta alimentazione ha appunto lo scopo di ridurre il carico di alcune sostanze che il rene non riesce a smaltire. Ne deriverebbe l’accumulo nell’organismo di urea, prodotto terminale del metabolismo proteico, con conseguenze possibilmente dannose.
All’ultimo Corso nazionale dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica Giuseppe Quintaliani, nefrologo ed esperto nutrizionista, ha ricordato che il malato di insufficienza renale deve rispettare rigorosamente le quantità di cibo assegnate dal dietologo e dal dietista. In particolare devono essere ridotte le proteine, privilegiando nel contempo quelle di alto valore biologico.
La riduzione dell’apporto di proteine è fondamentale per rallentare la progressione della malattia.
Il problema principale riguarda proprio la diligenza nel rispettare le prescrizioni dietetiche. Quando questo risulta difficile, è opportuno ricorrere a prodotti ipoproteici (Linea Loprofin, Renilon 4.0, Renilon 7.5) specificatamente studiati per il malato di insufficienza renale.
L’aiuto offerto dagli alimenti ipoproteici è fondamentale: incontrano bene i gusti e le abitudini alimentari italiane. Un piatto di pasta ipoproteica è gustoso e assicura una buona dose di calorie con quantità trascurabili di proteine e fosforo.
Le proteine sono contenute soprattutto nelle carni, nel pesce, nelle uova. Anche altri alimenti, quali pasta e pane, contengono proteine, ma di minor valore biologico. Nella dieta per insufficienza renale cronica viene privilegiata la qualità: questo è il motivo per cui vengono eliminate le proteine non nobili (da pasta e pane), e si tende a consigliare il consumo di carne e pesce sulla base dei gusti personali, sempre rispettando le piccole quantità assegnate.