Disfagia

 

Cos'è la disfagia?

Si definisce disfagia qualsiasi difficoltà nella deglutizione.

La deglutizione è un atto fisiologico che consente il trasporto della saliva, di cibi solidi e liquidi dalla bocca allo stomaco. Una
persona deglutisce in media più di mille volte al giorno per mangiare, bere o ingoiare la saliva.

 

Il disturbo può presentarsi come:

  • un semplice rallentamento nella progressione del cibo;
  • un fastidio;
  • l’impossibilità di compiere l’atto della deglutizione in maniera efficace.

In alcuni casi, la deglutizione può essere associata anche a spasmi e dolore, tanto da impedire l’ingestione del cibo.

Cause della disfagia

Nella maggior parte dei casi la disfagia è dovuta a patologie neurologiche come il Morbo di Parkinson, l'Alzheimer e altri disturbi neuromuscolari. Tuttavia, anche una percentuale di anziani senza le suddette patologie soffre di disfagia, a causa di un indebolimento della muscolatura della mascella e a problemi di dentizione.

Numerose altre condizioni compromettono la corretta deglutizione, quali:

  • post ictus;
  • condizioni oncologiche;
  • reflusso gastroesofageo;
  • faringiti;
  • interventi chirurgici che interessano l’apparato testa-collo.

 

Sintomi della disfagia: come riconoscerla

Qualunque sia il sintomo individuato è importante riferirlo al più presto al proprio medico per un'accurata valutazione.

Problematiche correlate

Quali sono i rischi legati alla disfagia

La disfagia può comportare anche rischi più gravi, per chi ne è affetto. I bocconi non correttamente ingeriti, soprattutto se di medie e grandi dimensioni, possono bloccare il passaggio dell’aria verso le vie aeree, causando frequente senso di soffocamento, colorito cianotico e addirittura episodi di asfissia.

Una conseguenza frequente della disfagia è proprio il passaggio di cibo e liquidi nelle vie aeree. Gli alimenti, infatti, possono non solo ostruire le vie aeree, ma anche invaderle fino a raggiungere bronchi e polmoni.

Arrivando in queste aree del corpo, cibo e liquidi possono veicolare potenziali batteri patogeni che, proliferando, possono causare infezioni e dare così origine a frequenti polmoniti, note come polmoniti da aspirazione o ab ingestis. Questo tipo di polmonite, per la sua natura, è particolarmente difficile da curare.

Conseguenze della disfagia nel lungo periodo

Per il paziente disfagico, alimentarsi e idratarsi possono risultare non solo attività poco efficaci e difficoltose (a causa, ad esempio, dei frequenti rigurgiti e della presenza di tosse durante i pasti), ma anche fonti di imbarazzo e disagio sociale. Chi soffre di disfagia tende ad escludere dalla propria dieta alcune categorie di alimenti, tra cui i cibi fonti di carboidrati e proteine, con il rischio di eliminare importanti nutrienti. Nel lungo termine, quindi, l’impossibilità di alimentarsi e idratarsi in maniera fisiologicamente adeguata può compromettere il giusto apporto nutrizionale e determinare malnutrizione, disidratazione e perdita di peso, con conseguenze importanti sullo stato di salute complessivo.

Come conseguenza secondaria, questo quadro di malessere generale può comportare la facilità nel contrarre ulteriori patologie, che sarebbero state invece efficacemente contrastate da un fisico sano e meno indebolito.

 

 

Come gestire la disfagia

Consigli Nutrizionali

La disfagia rende necessarie alcune modifiche dietetiche e un’alimentazione specifica che dovrà:

  • garantire la sicurezza evitando l’aspirazione del cibo nelle vie respiratorie;
  • fornire adeguate quote nutrizionali per prevenire e/o correggere lo stato di malnutrizione /disidratazione;
  • proporre cibi invitanti, curati nella presentazione ed adeguati ai suoi gusti.

Il percorso di “rieducazione” alimentare nel paziente disfagico è definito svezzamento. Si tratta di un processo la cui durata dipende dalle condizioni del soggetto, in relazione alle sue capacità di masticazione e deglutizione. Consiste di varie fasi, al termine del quale, il cibo solido può essere reinserito, ma con una consistenza morbida e omogenea (possono essere utilizzate di polveri addensanti dal gusto neutro per modificare la consistenza di cibi e bevande).

Definizione del processo:

  • si inizia con una dieta purea
  • si prosegue con una dieta tritata
  • si continua con una dieta sminuzzata
  • si arriva a una dieta normale modificata
  • si reinserisce il cibo solido-morbido

 

 

Inoltre, un supporto nutrizionale può rendersi necessario per sostenere un adeguato apporto nutritivo e calorico, per evitare la malnutrizione e, soprattutto, per scongiurare l'eccessivo calo ponderale. Solo nei casi più gravi diventano necessari interventi medici o chirurgici, come l’utilizzo di sonde gastriche per nutrizione.

Bisogna in ogni caso evitare:

  • alimenti a doppia consistenza (esempio: minestre in brodo, pastina in brodo, zuppa di latte);
  • alimenti filanti (esempio; formaggi cotti, mozzarella);
  • alimenti solidi di difficile gestione in bocca (esempio: caramelle, confetti, carne filacciosa o asciutta)
  • alcolici che infiammano le mucose buccali ed esofagee
  • cibi da sbriciolamento o in pezzi esempio: frutta secca, i crackers, fette biscottate, i grissini);
  • alimenti che hanno pelle, lische o parti filacciose/fibrose.

La temperatura delle pietanze deve essere preferibilmente calda o fredda (dovrebbe essere lontana da quella corporea), mentre è necessario porre particolare attenzione ai bocconi, che devono essere piccoli, in modo da facilitare il più possibile la deglutizione.

Consigli comportamentali

Sono necessari alcuni accorgimenti che possono aiutare a rendere sicuro il momento del pasto, riducendo al minimo le difficoltà. Prima del pasto e durante la consumazione si consiglia di ricercare un ambiente tranquillo evitando la confusione. Il paziente disfagico dovrebbe mangiare da solo con il minor aiuto possibile da parte del familiare o di chi lo supporta, in modo tale da utilizzare le proprie abilità. Non dovrebbe fare conversazione o compiere altre azioni che distraggono la masticazione.

 

Disfagia, modifiche posturali durante i pasti

 

E’ necessario evitare di aiutarsi bevendo i liquidi per deglutire i solidi e dopo ogni pasto è bene effettuare la pulizia della bocca, dei denti e/o della protesi dentaria.

 

Altri accorgimenti posturali importanti, durante la consumazione del pasto:

  • la schiena deve essere dritta e possibilmente con le braccia ben appoggiate sopra al tavolo, se il soggetto non può sedersi a un tavolo è importante sollevare quanto più possibile il tronco;
  • se vi è la necessità di imboccare il paziente, chi lo aiuta si deve porre di fronte a lui, seduto, cercando di avere il capo alla stessa altezza per evitare l’estensione verso l’alto;
  • il paziente ad ogni deglutizione deve flettere leggermente il capo verso l’avanti in modo da aiutare l’ingresso degli alimenti per poi consumarli con facilità.

Accortezze in caso di specifiche patologie

 

Accorgimenti per il paziente con demenza e Alzheimer

Si stima che una percentuale elevata di pazienti con Alzheimer sviluppi incapacità ad alimentarsi, quasi sempre a causa della disfagia. Nel paziente con demenza è importante tenere sotto controllo l'andamento del peso e, in caso di consistente calo ponderale, rivolgersi a uno specialista per valutare un'eventuale alimentazione artificiale. In caso di disfagia è sempre importante:

  • curare la consistenza dei cibi ed evitare di somministrare cibi solidi o liquidi;
  • utilizzare addensanti per permettere al paziente di consumare i liquidi;
  • valutare la necessità di integrazioni alimentari.

 

Accorgimenti per il paziente con parkinson

La disfagia si presenta in circa la metà dei malati di Parkinson. In questi casi, i pazienti sperimentano spesso, oltre alla disfagia, poco interesse per il cibo dovuto a una progressiva perdita del gusto e dell'olfatto. Inoltre, si assiste a un inevitabile rallentamento dei movimenti del tratto gastro-esofageo. In questi casi è importante:

  • curare la consistenza dei cibi;
  • consumare i pasti in un ambiente comodo e confortevole;
  • suddividere l'alimentazione in più pasti poco abbondanti (3 pasti principali e due spuntini);
  • porre attenzione a consumare piccoli bocconi;
  • porre attenzione a un eventuale calo ponderale indesiderato;
  • valutare un'adeguata integrazione alimentare.

 

Accorgimenti per il paziente con malattie oncologiche

In caso di patologie oncologiche, la disfagia potrebbe essere dovuta, oltre che alla malattia stessa, all'utilizzo di determinati farmaci o come conseguenza di interventi chirurgici o di infezioni. È fondamentale riferire allo specialista i sintomi, affinché possa programmare eventuali modifiche della terapia.In questi casi è importante:

  • fare attenzione alla consistenza dei cibi, da modificare in caso di disfagia;
  • utilizzare alcune spezie per rendere i cibi maggiormente appetibili;
  • ricorre a integrazioni alimentari, laddove il paziente lamenti scarso appetito.

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